Intelligenza Artificiale
Oltre il “vero-ma-strano”: come i brand stanno integrando gli umani sintetici nelle strategie di marketing

Nel 2025, quello che sembrava fantascienza è diventato realtà: avatar virtuali, portavoce generati dall’intelligenza artificiale e cloni digitali stanno entrando…

Nel 2025, quello che sembrava fantascienza è diventato realtà: avatar virtuali, portavoce generati dall’intelligenza artificiale e cloni digitali stanno entrando a pieno titolo nel mainstream del marketing. I brand non si limitano più a usare video-avatar per la localizzazione dei contenuti, ma stanno formando agenti AI personalizzati per svolgere ruoli che vanno dal customer service alle presentazioni live, fino all’assistenza all’acquisto.


L’era degli avatar brandizzati

Grazie a piattaforme come Soul Machines, Meta AI Studio e il motore video personalizzato di Synthesia, le aziende possono combinare linguaggio naturale, visuali realistici e toni di voce su misura per offrire prestazioni sempre attive e coerenti con l’identità del brand.

Un esempio chiave è Klarna, che ha testato un assistente shopping AI alimentato da OpenAI, in grado di svolgere il lavoro di circa 700 agenti umani. Da allora, altri brand hanno seguito l’esempio, ciascuno con un proprio approccio strategico.


L’Oréal, H&M e l’ascesa dei gemelli digitali

Al VivaTech 2025, L’Oréal ha annunciato una nuova collaborazione con Nvidia per potenziare il proprio ecosistema AI, dal rendering 3D dei prodotti al lancio di Noli, marketplace AI per la bellezza. Con Creaitech, L’Oréal sfrutta i gemelli digitali e l’AI generativa per produrre contenuti iper-personalizzati su e-commerce, social e canali influencer.

Allo stesso tempo, H&M ha creato cloni digitali di 30 modelli reali, da usare in campagne e contenuti social. Ogni avatar è contrassegnato da watermark e con licenze ufficiali, mostrando come la produzione sintetica possa essere scalabile nel rispetto dei diritti di immagine.

Questi casi segnalano un cambio di paradigma: gli avatar AI non sono più una curiosità, ma diventano parte integrante dei sistemi di brand, addestrati su dati di prodotto, tone of voice e obiettivi di comunicazione.


Dove stanno andando i synthetic humans

I vantaggi sono evidenti: scalabilità, velocità e localizzazione, il tutto senza dover ingaggiare o riconvocare talenti umani. Le aziende li stanno già impiegando per spiegare prodotti, gestire FAQ, supportare team interni o assistere i clienti in tempo reale, attingendo a storici di interazioni e linee guida del brand.

Ma emergono anche domande etiche cruciali:

  • I consumatori si fidano di avatar AI che rappresentano un marchio?

  • Devono sapere con certezza se un contenuto è generato artificialmente?

  • Cosa succede quando questi avatar diventano indistinguibili da esseri umani reali?

Sempre più spesso, la risposta è trasparenza obbligatoria. I consumatori vogliono essere informati quando il contenuto è sintetico, e anche i regolatori stanno iniziando a intervenire. Alcuni brand hanno già subito critiche per non aver dichiarato l’uso di immagini AI in campagne pubblicitarie.


Dall’“uncanny valley” alla stilizzazione consapevole

L’industria si sta allontanando dall’estetica “realistica ma inquietante” e preferisce oggi avatar chiaramente sintetici ma emotivamente coinvolgenti. Si prediligono personaggi stilizzati e coerenti con l’identità del marchio, che non cercano di imitare l’umano a tutti i costi, ma rafforzano il messaggio con coerenza visiva e narrativa.

In alcuni casi, i presentatori AI superano i talenti live per attenzione e memorizzazione, soprattutto nei contenuti formativi o localizzati. Con costi di produzione ridotti, il contenuto sintetico rappresenta una leva potente per i brand che producono su larga scala.


Il consiglio per i marketer? Non sostituite subito l’umano

Per chi lavora nel marketing, il messaggio è chiaro: non serve sostituire il talento umano, ma completarlo. Gli avatar AI vanno testati in contesti a basso rischio – onboarding, video interni, risposte alle FAQ – per misurare l’efficacia e costruire fiducia.

E soprattutto, siate trasparenti. Se il contenuto è generato dall’intelligenza artificiale, ditelo chiaramente. Perché la fiducia, una volta persa, è difficile da rigenerare.

Torna indietro